24 Set ANTROPOLOGIA E BELLEZZA: UN NUOVO LEGAME ANTICO
Il “bello” evolve, muta, si trasforma? Si.
Se Norma Jean Baker, meglio conosciuta come Marylin Monroe, iconica rappresentazione della bellezza moderna, e forse contemporanea, fosse vissuta ai tempi degli Antichi Greci, sarebbe stata ritenuta ordinaria, se non addirittura mediocre agli occhi dell’osservatore.
Una simile considerazione, apparentemente assurda, si spiega solo alla luce di un fatto inoppugnabile: l’ambivalenza del “Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace” tra soggettività ed oggettività, in particolare in funzione del trascorrere del tempo.
Immaginiamoci ai piedi della Sfinge, o mentre vaghiamo tra le strade sassose dell’Acropoli dell’antica Atene: cosa ci soffermeremmo ad ammirare incantati? Quali paesaggi, persone, opere catturerebbero il nostro sguardo per la loro bellezza?
Per gli Antichi Egizi e per i Greci la bellezza era sinonimo di simmetria, armonia e matematica precisione; un concetto fortemente correlato al rispetto delle proporzioni geometriche. Questo in quanto la bellezza era, ai tempi, associata alla divinità e dunque alla perfezione. Ad oggi, la bellezza ha ormai perso il proprio connotato di perfezione ed è mutata in unicità.
Inconsciamente, ciascuno di noi applica dei parametri per qualificare una cosa bella o brutta, ma quel che è significativamente mutato è come questi elementi non siano più solo legati a rapporti matematici o simmetrie, ma coinvolgano considerazioni più omnicomprensive.
Si prendano ad esempio 2 icone contemporanee di bellezza, Marylin Monroe e Cindy Crawford.
Entrambe divenute celebri per la propria bellezza, risultano anche accomunate da un singolare dettaglio, o meglio un’imperfezione: un neo, dettaglio che se da un lato compromette la simmetria dei rispettivi visi, dall’altro non intacca la riconosciuta avvenenza dei medesimi.
In questo senso, l’irrilevanza dell’asimmetricità trova conferma, ed in realtà inizio, nell’arte del ‘900, con artisti quali Picasso, si pensi a Les Demoiselles d’Avignon, e Modigliani, la cui celebre Zingara con Neonato mostra un chiaro distacco dal binomio simmetria = bellezza.
La considerazione per cui bellezza non coincida più con perfezione è certamente fonte di sollievo per uomini e donne contemporanei, ma come inquadrare inestetismi quali la cellulite, problema moderno ed esecrato dalle donne di oggi?
Essa è innanzitutto un disturbo provocato da un errato ritorno veno-linfatico con ristagno dei liquidi, due effetti generati dalla scarsa attività fisica e legati alla postura eretta. Se considerassimo il tempo passato, ad esempio l’era preistorica, quando l’essere umano ancora si muoveva su 4 zampe, il problema non sussisteva.
Il fatto che la comparsa della cellulite sia legata anche al limitato movimento non è nulla di inaudito, ma qualcosa che potrebbe verificarsi anche oggi osservando alcune tribù primitive: il loro unico mezzo motorio sono le gambe, e la loro vita, pur certamente meno frenetica della nostra, è caratterizzata da un’indefessa attività fisica.
Può qui considerarsi un ulteriore inestetismo molto diffuso: i peli superflui. Perché oggi siamo meno pelosi del passato?
Anche qui il motivo va ricercato nell’evoluzione. Il pelo in origine aveva una funzione concreta: evitare la dispersione termica. Con il trascorrere del tempo tale primitiva necessità è andata progressivamente svanendo: divenuti cacciatori, i nostri antenati hanno infatti iniziato ad indossare la pelliccia degli animali catturati per proteggersi dal freddo, per cui i peli corporei non erano più necessari per difendersi dalle intemperie.
Sappiamo però che il corpo umano è tutt’oggi ancora coperto da peli ed in particolare in alcune zone quali capo, ascelle e pube. Perché ciò si verifica?
Se consideriamo il capo, i capelli tutelano la scatola cranica dai raggi solari ed hanno valenza attrattiva, mentre nelle ascelle e sul pube, i peli aiutano la diffusione degli odori corporei così esercitando una funzione di attrattiva sessuale.
Ciò che distingue maschi e femmine circa la presenza di peli sulla superficie corporea è conseguente agli ormoni ed in particolare al livello di testosterone che negli uomini è solitamente più elevato.
In linea con la progressiva evoluzione del concetto di bellezza, può considerarsi come in un determinato momento della storia moderna la situazione sia cambiata e donne e uomini abbiano deciso di affidarsi alla cosmesi ed alla medicina estetica per ottenere l’auspicata bellezza individuale.
Quando si è verificato questo punto di svolta? Negli anni ’60.
Sono gli anni dei Beatles e del boom economico. Sono gli anni in cui la scoperta della pillola contraccettiva (1961), conferì alla, l’emancipazione e l’indipendenza che il primato maschile le aveva sino a quel momento almeno parzialmente negato. Sono gli anni della minigonna e della libertà sessuale. Sono gli anni del libero arbitrio per entrambi i generi.
La donna si emancipa di conseguenza dall’antico potere del maschio e può finalmente mostrarsi, attrarre l’attenzione su di sé, decidere e sbagliare, senza che lo stigma sociale ricada su di lei.
Claudio Palmieri è Dottore in Antropologia Culturale ed Etnologica presso l’Università di Torino ed ha conseguito un Master in Antropologia Scheletrica, Forense e Patologica presso l’Università di Bologna. Attualmente collabora come esperto esterno con diverse realtà museali italiane e straniere.